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Antica lavorazione con l'osso di seppia

Generalmente si usano due ossi  di seppia
     Con grande soddisfazione pubblico qui le foto di una lavorazione che riesce sempre ad emozionarmi, un processo che ha qualcosa di "magico", che nasce in tempi assai remoti e ci è stato trasmesso dalle scuole orafe e dai grandi maestri dell'oreficeria. C'è chi lo considera una scoperta Maya, chi Greca o Fenicia, non credo abbia molta importanza. Il fatto è che il metodo di fusione con l'osso di seppia si ritrova ovviamente in manufatti di popolazioni confinanti con il mare, come tutta l'area del Mediterraneo. Oggi, ai tempi della grande distribuzione, è una tecnica soppiantata dalla rapida ed economica "microfusione a cera persa", ma si ricrea con quest'ultima il vibrato sulla pelle del metallo in maniera artificiale, perché le sfumature che riesce a trasmettere, i cambi di luce e le onde tipiche dell'osso di seppia sono davvero unici.
     Negli anni '70, quando iniziai la mia attività, gli oggetti prodotti con questa tecnica andavano molto di moda, era l'epoca della gioielleria moderna: fusioni lasciate al grezzo comparivano come anelli o pendenti in collane degli orefici più famosi, l'arte e la bellezza del pezzo erano le stesse striature che l'osso di seppia trasmetteva al metallo.
     Al giorno d'oggi poca gente conosce questa tecnica e gli effetti fantastici che può dare all'oro e all'argento, e nella gioielleria si usa più che altro per creare un modello che poi viene limato fino a perdere tutte le tracce della lavorazione. 
Ho deciso di pubblicare tutte le foto necessarie a comprendere i passaggi chiave di questa lavorazione, che secondo me rappresenta come il design contemporaneo e la tradizione millenaria possano coesistere e "aiutarsi" nella creazione di un gioiello.
     Gli orecchini che qui creo, disegnati da mio figlio Nicolò, rappresentano come questa tecnica possa trasformare un gioiello di design semplicissimo in un oggetto davvero unico. 
Cliccate le foto per ingrandirle
La lavorazione libera parecchia polvere
Tagliando l'estremità più stretta
si ottengono due pezzi di dimensioni simili.
Bisogna creare una superficie liscia.

Le due superfici devono essere piane...
... tali da poter formare un pezzo unico,
in cui si scava un solco, lo stampo.
Lo stampo avrà una bocca d'entrata e due canali
d'uscita dell'aria, se non traccio i solchi d'uscita
dell'aria, il metallo fuso non entra.
Ecco lo stampo prima della fusione. 
L'argento viene portato a temperatura...
...e colato nel crogiolo di osso di seppia.
Il gioco è fatto.
Questo momento per me è il più magico: scoprire che forme e ondulazioni ha conferito l'osso di seppia alla lastra d'argento. Se si osserva con attenzione la superficie della lastra, si noteranno, oltre alle onde, delle piccolissime bollicine tipiche di questa lavorazioni, e praticamente irriproducibili con altre tecniche.
Lo stampo di osso di seppia, praticamente carbonizzato,
si sgretola all'apertura. Nella parte di osso a sinistra è
rimasta attaccata la lastrina...
... che dopo esser passata per acido appare
nella sua semplicità e bellezza.
Dopo aver tagliato due foglioline si limano
le imperfezioni del bordo.
Come vedete il design è estremamente semplice:
basta un po' d'immaginazione.


Le due facce degli orecchini hanno superfici
totalmente differenti.

Lavoro completato. Come vedete se avessi prodotto questo paio d'orecchini con una lastra liscia, avrei ottenuto un effetto più "piatto", mentre con l'uso di una lastrina all'osso di seppia il risultato è un continuo movimento della superficie al contatto con la luce


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3 commenti:

  1. grazie per questa spiegazione è stato davvero emozionante assistere alla creazione di questi orecchini. Carlotta

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  2. Gigi, sei sempre il più bravo, niente da dire. Adriano

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  3. Gigi, sei sempre il più bravo, niente da dire. Adriano

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